Il Ponte dell'Orco è un arco naturale di roccia dolomitica che si trova sul versante orientale del Monte Lefre ed il sentiero che porta ad esso parte dal centro del paese di Ospedaletto.

L'esistenza di questo ponte l'avevamo scoperta quando da Maiorca studiavamo la zona della Bassa Valsugana ed i vari paesi che sarebbero potuti essere la nostra nuova casa. Avevamo preso in considerazione anche Ospedaletto, eravamo andati a vedere il paese e alcune case che avevano attirato il nostro interesse ma per la camminata per il Ponte dell'Orco non avevamo trovato tempo in quel momento e neanche il giorno che eravamo saliti al Monte Lefre.

Ieri, dopo settimane e settimane che sono diventati mesi di bel tempo sono arrivate le nuvole ed è caduta qualche goccia di pioggia, ancora poca. Volevamo fare una camminata corta e non troppo impegnativa e abbiamo pensato di finalmente arrivare al Ponte dell'Orco.

Abbiamo lasciato la macchina nel centro di Ospedaletto dove ci sono alcuni parcheggi pubblici gratuiti e trovato subito i cartelli che indicavano la direzione per il ponte. Si cammina prima su strade asfaltate e poi si arriva all'inizio del sentiero vero e proprio che a parer mio inizia dove sono questi cartelli informativi del percorso e delle Calchere che si trovano esattamente in quel punto.

Da lì il sentiero entra in bosco ed è facilmente percorribile...

...ben segnato ai bivi...

...e con cartelli informativi in più punti.

Si sale tutto il tempo e alla fine si vede il ponte, ci si passa sotto e ci si può anche salire sopra. 

Arrivati proprio sotto il ponte si trova un cartello esplicativo sulla genesi del ponte e anche sulla sua leggenda che se vi interessa potete leggere meglio qui. 

Se uno legge bene il cartello alla fine del testo viene indicato che nella parete retrostante c'è in atto un altro processo di formazione con un nuovo ponte in fase di "nascita" ed io l'ho fotografato per voi :-) lo vedete?

Il Ponte dell'Orco ci ha messo secoli a formarsi, per cui amici miei se ci manteniamo in forma e non distruggiamo la terra fra qualche secolo possiamo ritrovarci qui ad ammirare il ponte fratello del Ponte dell'Orco e chissà quale altra leggenda sarà nata. Ci state? Io ci sarò e voi?

Ecco il mio ottavo e nono libro letto in questo 2022.

Non sono brava a fare recensioni, non mi viene niente da dire più che un libro mi sia piaciuto oppure no e questi due mi sono piaciuti.

Di Nicolas Barreau avevo già acoltato "Gli ingredienti segreti dell'amore", ben otto anni fa, nel 2014, ve lo avevo raccontato qui. Non ricordo niente di questo libro se non che appunto mi era piaciuto :-). Spesso è così, so di aver letto (ops acoltato in questo caso) un libro, a volte ricordo se mi sia piaciuto oppure no ma spesso ho dimenticato la storia. Poi però leggendo il sommario riesco a ricordare...non in questo caso, vuol dire che la prossima volta dovrò leggerlo :-).

Questo invece, Lettere d'amore da Montmartre (232 pagine), è ancora fresco nella mia mente, mi è piaciuto e ricordo di cosa tratta ma non ve lo racconto :-). Vi riporto invece qui sotto cosa c'e scritto nella quarta di copertina:

Una promessa d'amore. Trentatré lettere nascoste in un posto segreto. Un pizzico di mistero e una grande storia romantica in uno degli angoli più poetici di Parigi. Quando da un evento tragico nasce qualcosa di meraviglioso, non può che esserci lo zampino dell'amore. O di Nicolas Barreau.

Ed ecco il secondo libro che ho letto di Cristina Cassar Scalia.

La salita dei Saponari (312 pagine). Ci sono sempre tanti personaggi, come vi avevo già detto, d'altronde solo la "squadra investigativa" ne è piena. Riesco a seguire le vicende anche se a volte non ricordo chi è chi...e se ho energia sufficiente:-) vado indietro nelle pagine e cerco di ritrovare chi fosse proprio quel personaggio. Alcuni però sono ormai nella mia memoria e se trovo altri libri di questa serie me li leggo tutti :-).

Per quanto riguarde le indagini che la protagoniosta, Vanina o Vannina come la chiama la vicina di casa, porta avanti non ha alcuna importanza il romanzo della serie con cui iniziare ma per quanto riguarda le vicende private sicuramente sarebbe bene iniziare dal primo romanzo pubblicato e non come ho fatto io dall'ultimo :-).

Era dal 28 febbraio, quando eravamo andati a Forcella Salubio, che non andavamo a camminare in montagna.

Per questo mese di marzo il progetto era di aumentare i km di corsa e fare un viaggio a Roma così tempo per le escursioni non ce ne era poi molto ma come sempre, da cinque mesi a questa parte, da quando viviamo in Valsugana, ci sembra uno spreco non andare a camminare in montagna con giornate belle come queste.

Quindi ieri, nel giorno di riposo dagli allenamenti e con un tempo splendido, siamo arrivati a Forcella Maddalena (2143 m slm).

Lasciata la macchina in località Calamento in Val Calamento abbiamo preso il sentiero SAT 398 direzione Malga Cere (per maggiori informazioni sulla malga cliccate sul nome e arrivate al loro sito). La malga si trova a 1713 m slm e si raggiunge dopo circa due km e mezzo e 400 metri di dislivello positivo di cammino seguendo un sentiero in bosco. Il cartello di direzione indica 1 ora e 20 minuti di cammino partendo da Calamento.

Dalla malga si prosegue ancora sul sentiero SAT 398 direzione Forcella Maddalena percorrendo Valle Maddalena, il cartello indica anche qui 1 ora e 20 minuti di camminata per la forcella. Naturalmente si sale sempre e a tratti la fatica si fa sentire...ma è solo un piacere :-).

Il Lagorai è bellissimo, i panorami lo dimostrano ogni volta

e diventa difficile distogliere lo sguardo da essi.

...prima di continuare verso il punto di partenza in località Calamento. Dopo 3 ore, 10,5 km e 875 m di dislivello fatti (sì, ci abbiamo messo meno tempo di quello indicato dai cartelli, 45 minuti per arrivare a Malga Cere e altri 55 minuti per arrivare a Forcella Maddalena) abbiamo ripreso la macchina e siamo arrivati come sempre felici a casa :-).

Arriva la primavera e noi ci prepariamo per il prossimo inverno :-).

Ci avevano detto "se volete la legna per il prossimo inverno è ora che dovete procurarvela".

Poi il vicino, gentilissimo, ci ha messo anche in contatto con chi quella legna poteva procurarcela e portarla a casa e sabato è arrivato il primo carico di 23 quintali.

Ci abbiamo messo due ore e mezzo di lavoro per riporla tutta in modo ordinato nella legnaia.

Occhi esperti ci avevano detto che sistemandola bene bene avremmo potuto farci entrare 40 quintali ed era quella quantità che avevamo pensato di comprare,

evidentemente però noi ancora così bravi non siamo ed una volta accatastati questi 23 quintali ci siamo resi conto che lo spazio per altri 17 non ci stava e così per ora abbiamo deciso di fermarci qui.

Intanto stiamo controllando la perdita di peso del legno nel tempo, Pesiamo lo stesso gruppo di legna e in pochi giorni sembrano già aver perso 10% del peso iniziale, il prossimo inverno sapremo se è stato un buon affare o meno. Capiremo se è meglio tornare ai tronchetti di legna compressa che abbiamo usato tutto questo inverno. Vi aggiornerò sulla questione :-).

Credo di non essere mai stata a Bassano del Grappa prima di ieri. Andati e tornati in bici, 102 km solo per fare "due" foto (ok, un po' di più :-)) al Ponte Vecchio o Ponte degli Alpini.

Partendo da casa si pedala sulla ciclabile della Valsugana, si entra poi in Veneto e la Valsugana cambia nome e diventa Valbrenta e così fa la ciclabile, la ciclabile della Valbrenta che è bellissima, vi metto qui sotto due foto.

La neve ed il ghiaccio sono ormai scomparsi e si riesce a percorrerla senza interruzioni.

L'altro ieri avevo fatto "solo" 70 km (e fatto le due foto sopra) e mentre tornavo mi ero detta "la prossima volta arrivo fino a Bassano per vedere il ponte" e la prossima volta è stata ieri.

Dopo un tratto in Valbrenta la ciclabile finisce e si prosegue su strade trafficate, poi ricomincia ma per noi è andata comunque bene proseguire sulle strade trafficate.

Arriviamo a Bassano del Grappa al ponte, facciamo un po' di foto e poi via sulla stessa strada per il ritorno a casa. Dopo circa 75 km ci fermiamo ad un bar per riprendere un po' di energia con un cappuccino per me, un caffè per lui e due cornetti :-). E via verso gli ultimi 27 km.

La mia bici da corsa e quella di triathlon sono a Maiorca per cui mi sono fatta tutti i 102 km in mountain bike, chi va in bici sa la differenza che fa :-).

Riconsegnando "I figli della polvere" avevo sperato di poter prendere in prestito qualcosa dello stesso autore o qualcosa di Toshikazu Kawaguchi di cui avevo letto "Finché il caffè è caldo" nei libri letti a gennaio. Però niente, non avevano altri libri di questi due autori e così ho fatto come faccio di solito, ho preso a caso e mi è capitato nelle mani questo: "Il talento del cappellano" di Cristina Cassar Scalia (320 pagine).

Si tratta di un romanzo ambientato in Sicilia con protagonista il vicequestore Vanina Guarrasi della squadra mobile di Catania di cui l'autrice ne ha fatta una serie in cui sono già stati pubblicati cinque libri. Ho letto che è in progetto anche la realizazione di una serie TV. Questo che vi presento oggi è l'ultimo pubblicato e probabilmente è un peccato che io abbia iniziato la serie dall'ultimo :-).

Una scrittura che mi è subito piaciuta anche per il fatto che spesso "parlano" in siciliano e la cosa mi gusta assai :-). Il romanzo è pieno di personaggi ed io ho avuto un po' di difficoltà a "riconoscerli" nello scorrere della storia, anche se questo non mi ha creato nessun problema nel seguire le vicende. Mi piace la protagonista, mi piace meno che sia dipendente dalle sigarette e che tratti male alcuni (uno soprattutto) dei suoi colleghi di grado inferiore.

Una bella scoperta! E vi anticipo che in questi giorni sto leggendo già un altro romanzo della stessa serie!

Naturalmente se lo avete letto fatemi sapere :-).

Siamo partiti giovedi 3 marzo dopo pranzo (pranziamo alle 12, spesso prima). Il nostro primo viaggio verso Roma da quando ci siamo trasferiti in Valsugana.

Abbiamo viaggiato in macchina, ci siamo detti "abbiamo tempo a disposizione, non prendiamo l'autostrada così ci godiamo un po' i paesaggi italiani". Ci siamo avviati verso Bassano del Grappa, Padova, Chioggia, Ravenna. Le prime tre ore sono state veramente pesanti, strade lentissime strapiene di TIR, tre ore per fare appena 200 km più o meno. Raggiungiamo la E45 e si va finalmente veloce fino a quando per lavori in corso ci costringono a noi e tutti i TIR prima e dopo di noi a lasciare la superstrada e arrampicarci in fila su per gli appennini, attraversare un paesino e ridiscendere tra neve e ghiaccio a passo d'uomo fino a poter riprendere la E45.

Arriva il buio e ormai stanchi e senza paesaggi da ammirare :-) iniziamo a pensare che sarebbe stato meglio se avessimo preso l'autostrada. Insomma, sempre la stessa storia, solo dopo uno sa cosa sarebbe stato (forse) meglio fare :-). Ci sentiamo così stanchi che all'altezza di Magliano Sabina, ormai a pochi km dal raccordo anulare di Roma, vedendo un'entrata per l'autostrada decidiamo di prenderla e percorriamo pochi km in autostrada prima di dover uscire di nuovo (3,8 euro di autostrada :-)). Percorriamo 1/4 di raccordo anulare e poi via dentro Roma fino a casa! Meno di 600 km di strada e ci abbiamo messo 9 ore!

Venerdi avevamo due appuntamenti all'ambasciata svedese. L'ultima volta che eravamo stati a Roma era per il Natale 2018 e se mai sia possibile la quantità di macchine in città a noi sembra essere aumentata per cui decidiamo di muoverci con i mezzi pubblici con un unico desiderio, quello di non prendere il virus!

Arriviamo al primo appuntamento in anticipo e decidiamo di visitare Villa Torlonia, una delusione per me che sono stata (e ancora lo sono quando sono a Roma) un'assidua frequentatrice di Villa Pamphili abitando a due passi da essa.

Finite le pratiche all'ambasciata riprendiamo il 60 (autobus intendo) e torniamo a Piazza Venezia per cominciare il nostro giro turistico, il solito, quello che facciamo sempre il primo giorno che siamo a Roma :-), Via del Corso, Fontana di Trevi, Galleria Alberto Sordi, Piazza di Monte Citorio, Pantheon, Piazza Navona, Piazza Campo de' Fiori, Via dei Giubbonari, Largo Argentina, rifacciamo un pezzo di Via dei Giubbonari per poi dirigerci verso il Tevere, attraversarlo e girovagare per Trastevere prima di rientrare a casa. 

Nel nostro giro mangiamo sempre la pizza al taglio, che probabilmente è quello che più ci manca della nostra vita romana di più di 20 anni fa, poi il caffé lungo per il mio bello ed il cappuccino per me (non importa quale ora della giornata sia, io sempre il cappuccino mi gusto :-)), quasi sempre ci scappa anche un gelato e a volte un panino con la porchetta. Se sono fortunata compro anche delle buonissime pastarelle al cioccolato, che stanno diventando sempre più difficili da trovare.

Torniamo alla fine a casa distrutti con dolori incredibili alla parte inferiore del corpo che ogni volta mi fanno riflettere, "ma che mi alleno a fa' se poi dopo qualche ora di camminata in città sono a pezzi??", vabbé, sarà l'età :-).

Sabato iniziamo la giornata con 12 km di corsa a Villa Pamphili, di cui vi dicevo sopra. Dopo pranzo usciamo per un giro a piedi con l'obiettivo di trovare per me una giacca invernale in saldo. Quella che uso giornalmente l'avevo comprata a Roma 15 anni fa ed ormai devo ammettere che ha fatto il suo, lisa in più punti.

Come avete letto nella descrizione a lato del blog, sono una che usa all'estremo prima di buttare però ad un certo punto devo accettare il fatto di aver passato il punto di decenza. E forse quando l'imbottitura esce dai punti lisi e il mio bello mi lancia un commento/domanda "Che dici, cerchiamo una nuova giacca per te?" non devo far altro che capire ed agire:-).

Nel giro del giorno prima avevo buttato un'occhiata alle diverse vetrine senza successo, anche perché in vetrina ormai ci sono le novità primaverili e se uno vuole trovare abbigliamento invernale in saldo si deve entrare, cosa che ho evitato di fare durante tutto il giro, mica volevo rovinarmelo :-). E così avevo lasciato questa incombenza al giorno dopo, sabato, e la fortuna mi ha dato una mano, ho trovato la giacca nel primo negozio in cui sono entrata e la sofferenza per lo shopping è stata corta, puh :-)!

Il ritorno in Trentino decidiamo di farlo in autostrada e di domenica nella speranza di incontrare meno TIR, partiamo anche questa volta dopo pranzo, solo che a Roma si pranza più tardi e partiamo verso le 15 :-). Il viaggio fila liscio con TIR in circolazione (??) e qualche rallentamento in prossimità delle città più grandi. In 6 ore siamo di nuovo a casa in Valsugana!

E per quanto riguarda te Roma...ci rivedremo presto :-).

Con la scusa di andare a sciare di fondo era dal 10 febbraio, quando eravamo andati a Cima Marzola Sud, che non facevamo una camminata in montagna. Ci siamo detti, non è possibile! E così l'altro ieri, come esattamente un mese fa, abbiamo "festeggiato" l'ultimo giorno del mese facendo una camminata in montagna. E che camminata!! Su fino a 1852 m slm!

Siamo partiti dalla Frazione Campestrini fuori Torcegno e preso il sentiero SAT 381 conosciuto anche come sentiero della pace, l'idea seguendolo era di arrivare fino a Monte Salubio. 

La sfortuna ha voluto che dopo un po' troviamo il cartello di sentiero chiuso per lavori forestali e mentre io sempre ligia alle regole ero più che pronta a fare dietrofront e cercare un'altra escursione il mio bello, che non si dà per vinto così facilmente, guarda la carta e decide che avremmo potuto arrampicarci su per la montagna fuori del sentiero così da non violare le regole firmate dal sindaco. E così dopo uno scambio di vedute contrastanti :-) continuiamo così come desiderava il mio bello, cioè fuori dal sentiero arrampicandoci su per la montagna come meglio potevamo e scivolando un po' in giù quando gli appigli non reggevano. Arrivati in qualche modo a Donaelo la parte vietata era finita e abbiamo potuto continuare sul sentiero giusto.

La giornata era di sole e all'inizio della camminata mi ero addirittura pentita di aver messo le calze termiche sotto i pantaloni di trekking, che per me sono sempre e rigorosamente quelli estivi anche in inverno. Sentivo un caldo tremendo e l'arrampicata fuori sentiero aveva aumentato ancora di più la temperatura corporea. Nella prima parte non c'era neve e tutto sembrava tranne che una giornata d'inverno. Poi però, ragazzi miei, iniziata la parte con la neve sono stata ben contenta di indossare quelle calze termiche sotto i pantaloni estivi :-).

Salendo abbiamo attraversato una zona di bosco che nel 2018 è stata colpita dalla tempesta Vaia, se non sapete di cosa parlo leggete qui, e così anche qui abbiamo dovuto arrampicare su fuori dal sentiero che era stato "distrutto" dagli alberi caduti. Qui nella foto sotto vedete gli alberi a terra alle spalle del mio bello.

Una volta arrivati alla Forcella (la prima foto del post) tirava un bel vento e ormai sentivamo anche freddo quindi ci siamo fermati solo per qualche foto e per mettere giacca e guanti e deciso di aspettare di scendere un po' prima di berci il nostro solito bicchierino di te :-). Abbiamo quindi subito cominciato la discesa in un paesaggio incantevole (vedi foto sotto). 

Finita la zona aperta siamo entrati di nuovo in bosco su un versante molto innevato e bellissimo e le scivolate e le cadute non sono mancate :-).

Ed alla fine di 3 ore e mezza di camminata avevamo fatto poco più di 12 km con quasi 1100 m di ascesa. Un altro mese finito alla grande :-)!